martedì 9 dicembre 2014

Se gli alberghi appena costruiti coprono i tramonti, tu non preoccuparti.

Questa frase la sentii la prima volta al mio primo concerto che vidi delle Luci.
Era il primo tour, Per Ora Noi La Chiameremo Felicità non era ancora uscito, e questa frase che poi diverrà parte di Ragazze Kamikaze era inserita uno stupendo parlato inedito su disco che Vasco eseguiva ai concerti.
Pochi secondi, nel suo continuare a ripetere questa frase, scoppiai a piangere.
Era come se quelle parole avessero punto qualcosa dentro me, nel mio subconscio.
Poi, riprendendomi, capii che cosa era successo.
Avrò avuto 10 anni.
Stavo guardando su RaiUno "125 Milioni Di Cazzate", condotto da Celentano.
A un certo punto partì un filmato che parlava di come noi italiani trattiamo male la nostra terra invidiata da tutto il mondo.
Parlava dei fine anni '80 dove con i palazzoni in cemento si doveva coprire le tangenti con cui il governo Craxi prosperava, parlava del condono edilizio (tu paga e delle regole ambientali te ne puoi fottere) fatto dall'allora recente governo Berlusconi.
Ma soprattutto una scena mi sconvolse: Mike Bongiorno in montagna con dietro un orrido albergo color ruggine proprio in mezzo alle piste di sci.
Mike difendeva la costruzione dicendo che senza di essa non ci sarebbero stati così tanto visitatori in quella zona.
Anche in quel caso, 10 anni prima del concerto, scoppiai a piangere.
Ho sempre avuto a cuore i temi ambientali e quella frase è infatti la mia preferita di tutto il canzoniere di Vasco.
Quest'estate me la sono passata tante volte nella mia mente, quando preso un treno il giorno libero me ne andavo a visitare (da solo, con i miei libri e la mia musica come unica compagnia) i posti che questa terra offre come l'Orbetello o Orvieto.
Salire a piedi fino a Forte Stella per vedere Porto Ercole dall'alto o fare una degustazione di vini nell'Enoteca Nazionale sono cose che davvero ti rimettono in pace con la tua terra.
Perché alla fine difendere la propria terra è difendere se stessi.
Che niente ci identifica come la propria terra.
E nelle canzoni questa identità si può sentire.
Non sentite anche voi la ruggine della periferia ferrarese nelle canzoni di Vasco?
O non sentite mai i gabbiani di Genova quando ascoltate Dè Andrè?
O il freddo intenso del porto di Livorno di notte ascoltando Piero Ciampi?
O la frenetica vivacità di Milano degli anni '60 nelle canzoni del primo Gaber?
Io si e si potrebbero fare mille altri esempi come questi (il Salento..).
Nell'ultimo album di Ligabue c'è una canzone, per me magnifica, che spiega bene questo concetto.
Si chiama "La Terra Trema, Amore Mio" e parla naturalmente del terremoto dell'Emilia del 2012.
La canzone chiama in causa l'amore fin dal titolo non per caso.
Perché alla fine l'amore non è solo quello tra due persone ma anche quello che si prova per le altre persone, per gli animali o per le cose.
O per la propria terra.
E la ricostruzione dopo un fatto terribile come un terremoto deve per forza passare per l'amore, per quello che provi per la tua terra.
Non si deve costruire niente se non c'è l'amore.
Sennò le case ricrollate all'Aquila l'anno scorso ci saranno sempre.
Per questo questo gente come Vasco dobbiamo ringraziarla, si per le frasi d'amore da scrivere sui muri, ma anche perché ci vogliono far capire che chi ci dice "Se gli alberghi appena costruiti coprono i tramonti, tu non preoccuparti." si deve sempre sentire rispondere con un sonoro vaffanculo.Di Cuore.

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